Giovanna, Giorgio e Giorgia: tutti e 3 attualmente volontari al Cottolengo Hospital Center di Chaaria in Kenya. Giorgia è un giovane medico di 30 anni specializzando in chirurgia generale, Giorgio e Giovanna i suoi genitori. Sono arrivati due settimane fa e appena li ho conosciuti ho pensato: che belle persone, Giorgio è simpatico e ama far ridere tutti. Giovanna è dolcissima e sempre pronta ad aiutare gli altri.
Giorgia la vedo solo per brevi istanti, lavora in sala operatoria e come tutti i medici è molto impegnata e i suoi orari sono difficilmente pianificabili. È al suo secondo volontariato a Chaaria. Per i genitori di Giorgia, che l’hanno accompagnata in Africa e prestano servizio presso i Buoni Figli, invece è la prima esperienza di questo tipo. Mi raccontano che l’anno scorso Giorgia non appena rientrata da Chaaria a Torino, ha subito detto: “Tanto io lì ci ritorno”. Loro hanno deciso di accompagnarla. E ora sono qui tutti e 3.
Giovanna mi dice di essere stata abbastanza preparata a vedere la disabilità, l’abbandono e la sofferenza, difatti già presta servizio al Cottolengo di Torino, ma aggiunge che qui è comunque diverso, “… è un’esperienza che ti svuota, ti fa pensare a 1000 cose, all’idea che avrei potuto avere un figlio così, e poi vorrei fare qualche cosa di importante per i Buoni Figli (disabili fisici e psichici accolti e ricoverati nel Hospital Centre secondo i principi di San Cottolengo), e a livello medico…magari da noi avrebbero potuto curarlo”.
La mamma di Giorgia dice anche di aver trovato qui un’umanità, una disponibilità e un amore che nell’altra parte del mondo non sempre trovi. Le due cose abbinate sono difficili da trovare.
Alla domanda: che cosa pensi di portare a casa? Mi risponde, non senza un velo di emozione: “I miei pensieri saranno diversi rispetto a prima, troverò sempre più difficile correre dietro alle cose che mi faranno fare nel mio quotidiano a Torino”. Poi aggiunge pensando a Chaaria e pensando anche a come esprimersi trovando i termini appropriati: “Mi sento un po’ svuotata di energia, il lavoro con i Buoni Figli mi assorbe un sacco, mi succhia la linfa. Alla sera se non altro rispetto a casa vado a letto serena e non già pensando al giorno dopo”.
“….questo solo se non ha incubi dovuti al Malarone (terapia antimalarica ndr)” aggiunge suo marito Giorgio con un sorriso contagioso.
Poi è Giorgio a parlarmi delle sue sensazioni a Chaaria, dice che si è anche scollegati dal mondo, qua non pensi a nulla, la mente è più scarica che a casa di tensioni e vivi meglio sotto l’aspetto mentale, alle cose futili non pensi. C’è solidarietà e condivisione: i Buoni Figli si aiutano…si aiutano davvero, anche se hanno pesanti limitazioni.
Fa una pausa di riflessione e aggiunge: “Il rientro in patria mi farà vedere le persone di colore in modo diverso, non ho mai avuto preclusioni e neppure contatti diretti prima. Ora vivo le loro emozioni, le ho condivise. L’Africa me la immaginavo diversa, anche se ne ho visto solo un puntino…”.